Il Monte Baitridana

1890 metri

Il monte Baitridana rappresenta, con i suoi 1890 metri, il punto culminante sul lungo crinale che separa la Valle del Bitto di Albaredo dalla bassa Valtellina orientale, e rappresenta la meta di un’escursione poco conosciuta, ma di straordinario interesse panoramico. Punto di partenza è la piazza S. Antonio di Morbegno, dalla quale parte la panoramicissima strada provinciale che sale ad Albaredo e prosegue fino al passo di S. Marco. Due sono le possibilità per raggiungere la cima: la prima, più lunga ma più interessante, parte da Arzo (termine che deriva da “arso”, bruciato), a 7 km da Morbegno, dove ci accoglie la facciata secentesca della chiesa di S. Giovanni Battista. Il paesino, frazione di Morbegno, è collocato in una posizione panoramicamente felicissima, a 721 metri: da qui, infatti, lo sguardo raggiunge l’alto Lario, mentre verso ovest sono facilmente riconoscibili, sul lato occidentale della Val Gerola, la cima Rosetta ed i pizzi Olano e dei Galli. Lasciamo l’automobile nel parcheggio vicino alla chiesa ed imbocchiamo la strada che si stacca, sulla sinistra, dalla provinciale, oltrepassando il piccolo cimitero del paese e proseguendo verso l’alpe Pitalone. Incontriamo, nella salita, i prati della tenuta Rusconi; poi, dopo una serie di tornanti in uno scenario di grande fascino visivo, raggiungiamo l’alpe Pitalone, a circa 950 metri.

I prati dell’alpe, recentemente attrezzati, costituiscono un ottimo luogo nel quale effettuare una sosta ristoratrice. Per proseguire l’escursione, dobbiamo cercare il sentierino che parte sul lato destro dei prati, non lontano dalla struttura per il barbecue, nei pressi della cabina in legno adibita a servizio. Qualche bollo rosso ci aiuta a non perdere il sentierino, che si dirige verso il crinale e, a quota 1040, lascia sulla destra una baita diroccata. Poco oltre, raggiungiamo un muretto a secco, e proseguiamo nella salita lasciandolo alla nostra destra. Quanto il sentiero piega a destra e comincia a scendere, dobbiamo prestare attenzione e, invece di seguirlo, continuare la salita, lasciandolo alla nostra destra, raggiungendo, in breve, un piccolo spiazzo, dove troviamo una fontana in cemento ed un cartello, poco sopra i 1040 metri. Proseguiamo verso destra, guadagnando il crinale in una rada boscaglia, resa più disordinata dalle conseguenze di un incendio. dopo un tratto un po’ ripido, fra quota 1060 e quota 1100 circa, la vegetazione si fa più rada e, sulla nostra destra, possiamo scorgere la testata della Valle di Albaredo, con il passo di San Marco. Poco oltre, a quota 1140 circa, passiamo poco a sinistra di un valloncello, per poi raggiungere la piana del monte Pitalone, il monte di Morbegno, a m. 1334. Attraversata la piana, il sentiero rientra nel bosco.

Raggiungiamo, poi, una fascia di ginestre e betulle, mentre di fronte a noi appare la meta, cioè la cime del monte. Attraversata una fascia di faggi, cominciamo ad incontrare le prime conifere. A quota 1400 circa troviamo una piccola radura e, sulla sinistra, un cartello che segnala la partenza del sentierino per Cavrèl e Luniga, una della alpi sopra Talamona. A quota 1600 circa, superata una piccola strozzatura sul crinale, oltrepassiamo anche una deviazione a destra (poco visibile) che conduce ai maggenghi sopra Albaredo. La vegetazione comincia a diradarsi, regalando scorci di impressionante bellezza sul versante retico. Appaiono le cime del gruppo del Masino–Disgrazia, con i pizzi Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or. m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), i pizzi Torrone (occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), il monte Sissone (m. 3330) ed il monte Disgrazia (m. 3678).

Lo spettacolo è di quelli che non si dimenticano: le cime si mostrano in tutta la loro massiccia imponenza. Gli ultimi duecento metri di salita si sviluppano nello scenario incantevole del largo crinale, sul quale si alternano brevi radure e tratti all’interno di macchie di abeti e larici. Gli ultimi sforzi sono mitigati dal panorama sempre più suggestivo sul lato settentrionale. ecco, infine (dopo circa tre ore e mezza di cammino, necessarie per superare oltre 1100 metri di dislivello in altezza), la cima, a 1890 metri: si tratta di una piccola radura, oltre la quale il crinale comincia a scendere leggermente. Un ultimo sguardo sul versante retico prima di scendere. Se le discesa avviene per la medesima via della salita, dobbiamo prestare molta attenzione a non perdere il sentiero, in molti tratti poco visibile. Possiamo anche scendere ad Albaredo, passando per l’alpe Baitridana o gli alpeggi sopra Albaredo. Vediamo, ora, come salire alla cima da Albaredo. Punto di partenza è la frazione di Case di Sopra, che possiamo raggiungere con l’automobile staccandoci sulla sinistra dalla strada provinciale per il passo di S. Marco, che attraversa Albaredo, all’altezza del ristorante “El Cumpanadegh” (accanto al quale passiamo, entrati in paese, dopo un tornante sinistrorso ed uno destrorso). Percorsa per un breve tratto la via Case di Sopra, raggiungiamo un comodo parcheggio, al quale possiamo lasciare l’automobile. Siamo ad una quota di circa 950 metri. Presso un gruppo di case quasi addossate l’una all’altra, troviamo il cartello giallo con numerazione “2”, che indica la partenza del sentiero (qui denominato “Via d’Orta”), risale, ripido, i prati a monte della frazione, tenendosi al centro del filo di un dosso.

Tagliata una nuova stradina asfaltata che sale anch’essa dalle Case di Sopra (e che potremmo utilizzare in alternativa a questo primo tratto di sentiero), intercettiamo una carrozzabile sterrata che corre a monte del paese, raggiungendo la zona dell’acquedotto. Prendiamo, ora, a sinistra e, dopo una curva a destra, troviamo subito una mulattiera che si stacca sulla destra dalla carrozzabile (freccia gialla), poco prima del Punt dul Saltìn. Si tratta della mulattiera che sale, diretta, ad Égolo (Egul), splendido maggengo che costituisce un punto nodale sul Sentiero del Matüsc. In alternativa a questa, possiamo utilizzare un itinerario un po’ più lungo, che raggiunge Égolo passando prima per i prati del Dosso Comune.

Vediamo la prima possibilità. La mulattiera sale decisa, viene per un tratto interrotta da un ripido canale in cemento per la regimentazione dell’acqua, poi riprende, passando a destra di alcuni prati e di due baite ed entrando poi, dopo un traverso a sinistra, in un bel bosco. Salendo, inanelliamo diversi tornanti e troviamo un paio di cartelli che illustrano le specie di alberi che popolano il bosco, nell’ordine frassini maggiori e maggiociondoli. Sulla mulattiera si trovano alcune frecce gialle, e su qualche pianta segni blu.

Poco dopo il secondo cartello, usciamo dal bosco, nella parte bassa dei prati di Égolo. Vediamo, sopra di noi, una baita che reca sulla facciata un bel dipinto di Madonna. Procedendo a destra, intercettiamo un sentierino che, seguito verso destra, ci porta alle baite basse, per poi piegare a sinistra e risalire i prati sul lato di destra, fino ad intercettare il cartello del Sentiero del Matüsc, nel punto in cui le due varianti si incontrano.

Ecco, ora, la seconda variante, che raggiunge Egolo passando per il Dosso Comune. Torniamo al punto di partenza della mulattiera che sale diretta ad Egolo: ora, invece di imboccarla, proseguiamo sulla pista carrozzabile, fino al Punt dul Saltìn. Appena oltre il ponte vediamo, sulla destra, la partenza di un sentiero marcato che risale un dossetto (c’è anche il filo di una teleferica, per cui bisogna prestare la massima attenzione). Troviamo anche un paio di cartelli: il primo dà il Dosso Comune a 50 minuti, Egolo ad un’ora e 20 minuti e Cornelli a 2 ore e 10 minuti; il secondo segnala alberi monumentali in località Egolo–öff, a 1500 metri. È il sentiero che seguiremo salendo, accompagnati da alcuni segnavia bianco–rossi.

Passiamo ben presto a sinistra di un prato con una baita. Il sentiero si fa larga mulattiera; ignorata una deviazione a sinistra, proseguiamo salendo con alcuni tornantini. Superiamo un casello dell’acqua con bandierina rosso–bianco–rossa numerata “149” e proseguiamo impegnando altri tornantini; siamo a sinistra di una ripida fascia di prati, il Dosso Comune. Attraversiamo, quindi, da destra a sinistra, il ruscello della Valletta, trovando, poco sopra, una deviazione a sinistra, che ignoriamo.

Dopo un’ulteriore serie di tornantini in pineta, attraversiamo, da sinistra a destra, un canalino in cemento per la regimentazione dell’acqua e raggiungiamo un casello dell’acqua con un tubo ed una fontanella, prima di sbucare sul lato sinistro dei prati di Egolo, nella parte bassa. Saliamo, quindi, verso la parte più alta e centrale dei prati e, volgendo a destra, ci portiamo al punto nel quale questo itinerario si congiunge con quello sopra descritto (m. 1560 circa). Qui troviamo il cartello giallo del Sentiero del Matüsc, e sotto questo un cartello della Comunità Montana di Morbegno che dà Gradesc a 40 minuti. Alla loro sinistra, un cartello illustra le caratteristiche di un acero di monte che rientra fra gli alberi monumentali della Provincia di Sondrio: l’altezza di 19 metri e la circonferenza di 255 cm. Il panorama è davvero bello: da sinistra, vediamo la costiera occidentale della Val Gerola, le Alpi Lepontine e buona parte della Costiera dei Cech.

Proseguiamo a salire verso destra, fino ad incontrare un bivio, al quale prendiamo a sinistra, seguendo le indicazioni di un nuovo cartello del Sentiero del Matüsc ed ignorando il sentiero a destra che, come indica un secondo cartello, conduce a Fop per la Via de Sum. Proseguendo nella salita, raggiungiamo la località Sass (m. 1600 circa), dove intercettiamo un sentiero che proviene da destra. Il doppio cartello del Sentiero del Matüsc e del Sentiero della Transumanza ci indica che abbiamo intercettato il secondo percorso, che dal ponte della Val Fregera sale all’alpe Piazza: da qui in avanti, per un bel tratto (fino all’alpe Baitridana), i due sentieri coincidono.

Continuiamo a salire, fino a quota 1640, dove tagliamo un sentiero che proviene da sinistra e prosegue a destra; seguendo l’indicazione di una nuova coppia di cartelli, ignoriamo questo sentiero e proseguiamo salendo. A quota 1680, in corrispondenza di un cartello che indica la Rosa Canina, usciamo di nuovo dal bosco, sul limite inferiore di una fascia di prati. Salendo ancora, a quota 1720 intercettiamo, ad un tornante destrorso (per chi sale), la già citata carrozzabile che si porta fino ai Cornelli. Il cartello del Sentiero della Transumanza, però, ci indica che non dobbiamo seguire la pista, ma che dobbiamo salire alla parte alta di destra dei prati che abbiamo raggiunto (si tratta della località Gradesc, dalla quale si gode di un eccellente panorama sull’alto Lario). Dopo una breve salita, però intercettiamo la seconda volta la carrozzabile, che ora seguiamo fino al suo punto terminale, ai Cornelli (m. 1739), i prati che si trovano nella parte alta del largo dosso che separa la val Fregera, alla nostra destra (nord–ovest), dalla valle Piazza, alla nostra sinistra (sud–est). La pista lascia qui il posto ad un sentiero, che passa a monte dell’alpe Baitridana (m. 1737) e si dirige verso l’alpe che si stende ai piedi del monte Lago. Ben presto, però, lo lasciamo, staccandocene sulla sinistra e seguendo le indicazioni di un cartello, per la Pozza Rossa: all’inizio il sentiero è poco evidente, poi si fa più marcato, e conduce all’amena radura dove, a quota 1840 circa, si trova la pozza; dalla radura, salendo a vista verso sinistra, raggiungiamo la cima del monte Baitridana, dopo circa tre ore e mezza di cammino da Albaredo.

 

Testo e fotografie a cura di Massimo Dei Cas

Pagina aggiornata il 03/07/2023