Il pizzo delle Segade è una modesta elevazione (m. 2173) che si osserva, guardando ad est, dal passo di San Marco (m. 1992). È la prima significativa elevazione sul crinale che separa il versante sud–orientale della Valle del Bitto di Albaredo dalla Val Brembana, crinale che continua passando per la bocchetta di Orta, le cime quotate 2162 e 2212, l’anticima di quota 2343 e la cima del monte Azzarini (o Fioraro, m. 2431). La grande croce di ferro che sormonta il pizzo gli conferisce, comunque, un’aria non dimessa, ma dignitosa ed interessante: tutto sommato, per chi si trovasse a fermarsi nei pressi del passo di S. Marco ed avesse poco tempo a disposizione da spendere per una escursione, la salita alla sua cima, facile e di ottimo valore panoramico, sarebbe un’idea felice. In un’ora si va e si torna.
Procediamo così. Dal passo scendiamo per un tratto, sulla strada provinciale n. 8 che conduce ad Albaredo e Morbegno, fino a trovare, nel punto in cui la strada descrive un arco verso sinistra, alla nostra destra il cartello che segnala la partenza del sentiero n. 101 (segnavia rosso–bianco–rossi) e che dà il lago di Cavizzola a 2 ore e 20 minuti e San Simone a 3 ore e 40 minuti (c’è anche un secondo cartello che segnala il bivacco Alberto Zamboni, senza indicazioni sul tempo di percorrenza). Imbocchiamo, quindi, la traccia i sentiero che sale fra dolci balze erbose, verso est. Proprio davanti a noi, il pizzo delle Segade e, alla sua sinistra, il più imponente monte Azzarini, dalla cima arrotondata e pronunciata. Il sentiero, passando a destra di una pianetta nella quale sono visibili i segni dell’interramento di una pozza (sul fondo le cime della costiera dei Cech e le granitiche vette della sezione occidentale del gruppo del Masino realizzano un effetto cromatico di grande bellezza) risale un piccolo gradino, che si affaccia ad un’ampia conca di sfasciumi, ai piedi del versante settentrionale del pizzo delle Segade. Vediamo, da qui, che il sentiero 101 taglia questo versante passando appena a monte di questa conca e portandosi più ad est rispetto alla cima, alla bocchetta d’Orta.
Lo seguiamo, dunque, ancora per un tratto, fino a raggiungere il piede di un poco pronunciato canalino di macereti che culmina ad una sella sul crinale occidentale del pizzo delle Segade, presidiata da un ometto. Lasciamo, qui, il sentiero 101 e prendiamo a destra, su debole traccia, che risale, senza particolari difficoltà, il canalino, e porta alla sella. L’ultima parte della salita sfrutta il sentiero che percorre il crinale: prendendo ad est (sinistra), dopo un primo tratto di salita che porta ad una sella più alta, affrontiamo l’impennata del crinale, sulla quale il sentiero si disimpegna con disinvoltura (attenzione solo a pochi brevi passeggini un po’ esposti, fra roccette), guadagnando i 2173 metri della cima, presidiata da una grande croce metallica.
La salita a questa cima non richiede più di 30–40 minuti (il dislivello in salita è di circa 190 metri). Assai interessante il panorama. A nord, da sinistra, si propongono le cime della Costiera dei Cech, seguite dal gruppo del Masino, che si propone nella sua integrale bellezza, con i pizzi Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or. m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), ed i pizzi Torrone (occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), che si vedono appena. Poi il massiccio monte Azzarini ci ruba la visione delle rimanenti cime del gruppo, oltre che del monte Disgrazie e della testata della Valmalenco. Alla sua destra, però, molto bella è la visuale del crinale che separa l’alta Val Brembana dalla Val Tartano. Verso est, sud–est e sud è tutto un susseguirsi di cime e scenari della Val Brembana, che l’occhio non esperto, carta alla mano, faticherà a riconoscere. In primo piano, ovviamente, a sud il solco della Val Mora, alla quale scende la strada che passa per il valico di San Marco. Verso sud–ovest vediamo, poi, diverse cime della Val Gerola, dalle cime di Ponteranica, in primo piano, ai pizzi di Trona e dei Tre Signori, appena distinguibili, alla cui destra vediamo la Rocca di Pescegallo e la bocchetta di Trona.
Seguono le cime del versante occidentale della Val Gerola, dal pizzo Mellasc ai pizzi di Olano e dei Galli. Davanti al pizzo Mellasc vediamo l’intero crinale che separa la sezione sud–occidentale della Valle del Bitto di Albaredo dalla Val Brambana e riconosciamo, almeno nel primo tratto, il sentiero (in diversi punti difficile) che lo percorre, oltre che l’arrotondato monte Verrobbio, sua massima elevazione. Dal monte Verrobbio vediamo staccarsi, verso nord–ovest (destra), il lungo crinale che scende al dosso di Bema ed al boscoso pizzo Berro, che separano le Valli del Bitto di Albaredo e di Gerola, e che si pongono proprio davanti al versante occidentale della Val Gerola. Procedendo verso destra, fra il limite settentrionale di questo versante e la Costiera dei Cech si apre una finestra non ampia, ma comunque suggestiva, sulle alpi Lepontine, mentre l’alto Lario rimane nascosto.
Il ritorno al passo di San Marco avviene per la medesima via di salita e l’intera escursione, come già detto, richiede un’ora circa, al netto, ovviamente, delle soste. Un’osservazione: il sentiero che ci ha portato sulla cima prosegue sul versante opposto, scendendo alla bocchetta d’Orta ed intercettando, qui, il sentiero 101, che passa per la bocchetta proseguendo sul versante alto della Val Brembana. Dal sentiero 101 si stacca subito, però, sulla sinistra, prima che questo scenda ripido in un canalino angusto, un sentierino secondario che rimane sul crinale, percorrendolo interamente, con diversi saliscendi, fino alla cima del monte Azzarini. Può darsi che la tentazione di prolungare l’escursione per questa via alla cima del monte Azzarini sia forte, ma c’è da tener presente che il sentierino sul crinale, nel primo tratto propone passaggi esposti. Tutto sommato se si vuole raggiungere la cima del monte Azzarini conviene salire per altra e più sicura via al crinale, bypassando il tratto esposto e proseguendo poi sul sentiero che lo percorre fino alla vetta. Ma per fare ciò, ci si deve appoggiare ad una traccia che parte anch’essa dalla strada provinciale per il passo di S. Marco, decisamente più in basso rispetto al punto nel quale l’abbiamo lasciata per salire al pizzo delle Segade.
Testo e fotografie a cura di Massimo Dei Cas
Pagina aggiornata il 30/06/2023