Clicca qui per aprire una panoramica dalla cima del monte Pisello. Il monte Pisello è un po’ il monte di Talamona, e deve il suo nome non alla presenza di piantagioni di legumi, ma all’italianizzazione del termine dialettale “alpesèl”, cioè piccola alpe: infatti, ai piedi di entrambi i suoi versanti, quello che dà su Talamona e quello che guarda alla Val Corta, nei pressi di Tartano, si stendono due alpi dall’estensione non molto ampia. La sua cima è facilmente raggiungibile sfruttando due itinerari, ed è, durante il mese di luglio, meta di un piccolo pellegrinaggio della parrocchia di Talamona, con la celebrazione della messa su un altare posto in occasione del giubileo dell’anno 2000. Nonostante non sia nel territorio del comune di Albaredo, il più breve e semplice itinerario per salire alla cima parte proprio da esso, e precisamente dall’alpe Baitridana. Per raggiungerla dobbiamo salire, partendo dalla piazza S. Antonio di Morbegno, la Valle del Bitto di Albaredo, fino ad Albaredo, per poi proseguire sulla strada per il passo di San Marco. Oltrepassato il paese, dopo un tornante sinistrorso, troveremo una prima deviazione a destra, che conduce alla chiesetta della Madonna delle Grazie, al sentiero dei Misteri, al dosso Chierico ed alla via Priula. La ignoriamo e proseguiamo, affrontanto un tornante destrorso, uno sinistrorso ed un nuovo tornante destrorso. Quando incontriamo il cartello che segnala il km 15 sulla strada provinciale 8 per S. Marco, prestiamo attenzione, sulla nostra sinistra, alla deviazione per Baitridana, l’alpe Piazza ed il ridugio Alpe Piazza, segnalata da una serie di cartelli, che annunciano che mancano ancora 3 km al rifugio Alpe Lago. Qui di cartelli, per la verità, ce ne sono diversi, e ci segnalano che la stradina asfaltata che sale ci porta verso il rifugio Alpe Piazza, il bivacco Legüi, la quota 2000 ed il monte Lago. Il cartello relativo al sentiero 132 dà la Corte Grande a 40 minuti, i Cornelli ad un’ora e 10 minuti ed il rifugio Alpe Piazza ad un’ora e 20 minuti. Un cartello della Comunità Montana di Morbegno, infine, dà il monte Lago a 2 ore e 30 minuti.
Monte PiselloChi volesse effettuare una bella salita in mountain–bike, può sfruttare questa pista, che, dopo un tornante destrorso ed uno sinistrorso, conduce ad un parcheggio, oltre il quale il transito dei veicoli non autorizzati è vietato (ma si può acquistare il permesso). Proseguendo, si effettua, su fondo sterrato, un lungo traverso in direzione nord, attraversando il solco della val Fregera e raggiungendo il limite orientale dei maggenghi di Egolo. Poi si incontra un tornante destrorso, uno sinistrorso ed un ultimo destrorso, prima dell’ultimo traverso in direzione sud–est e sud, che ci porta al termine della pista, in località Cornelli (m. 1739). La località è molto panoramica: lo sguardo raggiunge l’alto Lario. Se invece saliamo a piedi, lasciamo l’automobile su uno slargo del ciglio della strada per san Marco, imboccando a piedi la stradina. Troviamo subito, a 1380 metri circa, una bella mulattiera che si stacca, sulla destra, dalla stradina e sale alle baite di Scöccia, della Corte Grassa e della Corte Grande. Il percorso è segnalato da segnavia rosso–bianco–rossi. Nel primo tratto attraversa un bosco di faggi e pini silvestri, per uscire ai prati della Scöccia, dove, oltre alle baite, troviamo anche una fontana (m. 1450). Salendo ancora, approdiamo ai prati della Corte Grassa (m.1500), che, come testimonia il nome, si sono dimostrati sempre un maggengo generoso per gli armentiche di qui hanni transitato, nei secoli, prima di salire agli alpeggi più alti di Baitridana, dell’alpe Piazza e dell’alpe Lago. Salendo, prendiamo a destra, fino ad incontrare un bivio, al quale prendiamo a sinistra, fino alle baite più alte della Corte Grande (m. 1600). Si tratta di maggenghi estremamente panoramici, per cui non potremo resistere alla tentazione di gettare un ampio sguardo sul versante occidentale della Val Gerola, sulla costiera dei Cech, sulla bassa Valtellina e sulla piana di Novate Mezzola.
Monte PiselloDopo un tratto pianeggiante, ad un nuovo bivio prendiamo ancora a sinistra e, oltrepassata una fontana, affrontiamo l’ultimo tratto prima dei Cornelli, che sale in una bella pecceta. Il sentiero esce alle baite dei Cornelli, oltrepassate le quali ci ritroviamo nei pressi del piccolo slargo al quale termina la pista sterrata. Imbocchiamo, ora, il sentiero che, passando a monte delle baite dei Cornelli, si dirige verso est, in direzione degli splendidi ed ampi alpeggi di Baitridana e dell’alpe Piazza. Giungiamo, ben presto, ad un bivio, segnalato da diversi cartelli: il sentierino che si stacca sulla sinistra sale alla Pozza Rossa (piccola pozza in un’incantevole radura fra i larici del crinale), data a 15 minuti; proseguendo nella direzione che stiamo tenendo, cioè sul sentiero 132, raggiungiamo in 10 minuti Baitridana ed in 20 l’alpe Piazza; nella direzione dalla quale proveniamo, infine, sono segnalati i due sentieri numero 132 (che scende in 10 minuti alla Corte Grande, in 20 alla Corte Grassa ed in 40 minuti a Scöccia) e 149 (che porta in 30 minuti ad Egolo, in 50 minuti al Dosso Comune ed in un’ora e 20 minuti ad Albaredo). Ignorata la deviazione a sinistra per la Pozza Rossa, proseguiamo fino ad un ultimo boschetto, dal quale usciamo sul limite dell’ampia alpe Piazza.
Monte PiselloUn gruppo di cartelli, posto a valle del primo baitello sopra il sentiero, segnala che stiamo procedendo sulla Gran Via delle Orobie, percorrendo la quale raggiungiamo l’alpe Lago ed il rifugio Alpe Lago in 40 minuti, l’alpe Orta in 3 ore e 10 minuti ed il passo di San Marco in 4 ore; nella direzione dalla quale proveniamo ritroviamo i riferimento ai sentieri per Cornelli–Corte Grande e Cornelli–Egolo–Albaredo; sulla nostra sinistra, infine, si stacca un sentiero che sale al crinale ed effettua una traversata al versante orobico valtellinese, sopra Talamona, portando all’alpe Pedroria in 30 minuti, alla boccheta del Pisello in un’ora e 20 minuti ed alla Val Budria in 2 ore e 50 minuti. Dunque, alla piccola baita che precede il rifugio lasciamo il sentiero principale e prendiamo a sinistra, salendo per un tratto in direzione nord, fra radi larici, su un sentierino con segnavia bianco–rossi, per piegare, poi, a destra, salendo in direzione del crinale e puntando ad un primo calecc. (edificio costituito dal solo abbozzo delle mura perimetrali).
Monte PiselloRaggiunto il crinale, proseguiamo salendo sui prati in terreno aperto, verso destra, fino a raggiungere un secondo calecc, dove si trova un segnavia bianco–rosso e l’indicazione GVO (Gran Via delle Orobie): stiamo, infatti, percorrendo la variante bassa di questo sentiero, nella sezione che dal rifugio Alpe Piazza traversa all’alpe Pedroria, sale alla bocchetta del Pisello e scende in Val Budria, cioè in alta Val di Tartano (discesa, peraltro, assai difficile per problemi di orientamento), ed i riferimenti alla GVO ci accompagneranno da qui fino alla bocchetta del Pisello. Oltre il calecc, vediamo un ampio corridoio erboso, panoramicissimo, al termine del quale partono due sentierini. Il sentierino di destra si immerge nel bosco e, dopo un traverso in direzione sud–ovest, ci porta sul limite alto dell’alpe Piazza. A noi interessa, invece, il sentierino di sinistra, che ci porta ad un corridoio il quale si appoggia sul versante orobico valtellinese. Usciti dal corridoio, vediamo, davanti a noi, l’alpe Pedroria, il più alto degli alpeggi sul versante orobico sopra Talamona, ai piedi del monte Culino, alla cui sinistra distinguiamo il monte Pisello. Guardando a nord possiamo godere di un ottimo colpo d’occhio sul gruppo del Masino–Disgrazia, incorniciato da alcuni larici. Dopo una breve discesa, superiamo un corpo franoso e raggiungiamo le baite dell’alpe Pedroria (m. 1929), dove troviamo alcuni cartelli. Il primo cartello, della GVO, dà, nella direzione dalla quale proveniamo, l’Alpe Piazza a 20 minuti ed il passo di S. Marco a 4 ore e 20 minuti. Il secondo cartello, relativo al sentiero 162, segnala il sentiero che, alla nostra sinistra, scende all’alpe Madrera in un’ora ed a Cornello in un’ora e 30 minuti. Il terzo cartello, infine, anch’esso della GVO, indica il sentiero che prosegue passando fra le baite e salendo alla nostra destra: il passo del Pisello (in realtà bocchetta del Pisello) è dato a 50 minuti, la Val Budria a 2 ore e 20 minuti e la Val di Lemma a 3 ore e 10 minuti. Tenendo presente che dalla bocchetta del Pisello alla cima occorrono una decina di minuti, possiamo calcolare ancora un’ora circa di cammino.
Monte PiselloCominciamo, ora, a salire, seguendo il sentiero, a monte delle baite, guadagnando una conca superiore e puntando al largo canalone che si trova proprio davanti a noi e sale al crinale a destra del monte Culino. La traccia si perde un po’ e, nella prima parte della salita sul canalone di magri pascoli e sfasciumi, non c’è percorso obbligato: seguendo alcuni ometti, prendiamo un sentierino che sale zig–zagando, in direzione est–sud–est, sul lato di sinistra del canalone, tenendosi sotto alcune formazioni rocciose alla nostra sinistra, per poi intercettare una traccia più marcata che sale da destra. Proseguiamo nella salita, con pendenza abbastanza marcata, in direzione di un piccolo smottamento, al quale il sentiero, ad una quota di 2100 metri circa, volge a sinistra (nord–est), portandosi fino al punto nel quale taglia il largo crinale erboso che scende dal monte Culino verso ovest–nord–ovest. Oltrepassato il crinale, proseguiamo nella salita in diagonale, piegando leggermente a destra (est–nord–est), fino a raggiungere l’intaglio della bocchetta del Pisello (m. 2220). Ci affacciamo, così, ai pascoli alti ed inselvatichiti della Val Budria: sotto di noi, infatti, si stendono gli ampi prati del Frager. I segnavia accompagnano la discesa al Frager, cioè la prosecuzione del percorso dlel’Alta Via (ma poi, è bene ribadirlo, non è facile orientarsi nella successiva discesa al fondovalle). Noi, invece, prendiamo a sinistra ed attacchiamo, seguendo un sentiero ben visibile, il breve tratto di crinale erboso che ci separa dalla cima del monte Pisello.
Monte PiselloLa cima del monte Pisello (2272 m) è ormai prossima, e la raggiungiamo facilmente, trovando un altare ed una croce, circondati interamente da un recinto in legno, con una porta che consente l’accesso. Dopo circa 4 ore di cammino (il dislivello approssimativo in salita è di 1210 metri), eccoci, finalmente, alla vetta, estremamente panoramica. A nord, da sinistra, si propongono le cime della Costiera dei Cech, seguite dal gruppo del Masino, che si propone nella sua integrale bellezza, con i pizzi Porcellizzo (m. 3075), Badile (m. 3308), Cengalo (m. 3367) e del Ferro (occ. m. 3267, centr. 3289 ed or. m. 3234), le cime di Zocca (m. 3174) e di Castello (m. 3386), la punta Rasica (m. 3305), i pizzi Torrone (occ. m. 3349, cent m. 3290, or. m. 3333), il monte Sissone (m. 3330) ed il monte Disgrazia (m. 3678), che si erge, maestoso, alle spalle del più modesto e vicino monte Piscino. Segue la testata della Valmalenco, che propone, da sinistra, il pizzo Gluschaint (m. 3594), le gobbe gemelle della Sella (m. 3584 e 3564) e la punta di Sella (m. 3511), il pizzo Roseg (m. 3936), il pizzo Scerscen (m. 3971) il pizzo Bernina (m. 4049), i pizzi Argient (m. 3945) e pizzo Zupò (m. 3995), la triplice innevata cima del pizzo Palù (m. 3823, 3906 e 3882), ed il più modesto pizzo Varuna (m. 3453). Proseguendo verso destra, si scorge il gruppo dello Scalino, con il pizzo Scalino (m. 3323), la punta Painale (m. 3248) e la vetta di Ron (m. 3136). Più a destra, il pizzo Combolo (m. 2900) chiude la sequenza delle cime visibili: il fianco orientale della Val di Tartano, infatti, impedisce di vedere il gruppo dell’Adamello e di intravedere le cime delle Orobie centrali.
Monte PiselloIn compenso, il colpo d’occhio su buona parte della Val di Tartano, ad est e a sud, è fra i più completi e suggestivi: si mostrano, da sinistra, tutte le cime più significative della Val Corta, i pizzi Torrenzuolo e del Gerlo, il monte Seleron, la cima Vallocci, la cima delle Cadelle ed il monte Valegino; il monte Gavet, il monte Moro ed il pizzo della Scala separano Val Lunga e Val Corta; segue la Val di Lemma, ramo orientale dell’alta Val Corta, divisa a metà dal pizzo del Vallone; ed ancora, il pizzo Foppone, che si innalza, puntuto, dietro il suo caratteristico avamposto boscoso, e, alle sue spalle, l’arrotondato monte Tartano; alla sua destra, un ampio scorcio della Val Bùdria, ramo occidentale della Val Corta, con il minuscolo pizzo del Vento, la cima quotata 2319 e, appena visibile, sull’angolo di sud–ovest, il monte Azzarini (o monte Fioraro); ad ovest, infine, vediamo, in primo piano, la cima gemella del monte Culino, poi, buona parte del versante occidentale della Val Gerola, dietro al quale fa capolino l’inconfondibile corno del monte Legnone, che delimita, sulla sinistra, lo stupendo quadretto dell’alto Lario, che chiude questo giro d’orizzonte a 360 gradi.
Monte PiselloIl ritorno può avvenire per la medesima via di salita, oppure sfruttando il versante meridionale per la facile discesa alla bocchetta del Pisello, di quota 2220. Qui prendiamo a sinistra, scendendo, con una diagonale a destra, poi a sinistra (i segnavia bianco–rossi della Gran Via delle Orobie ci guidano in questa discesa), raggiungendo le baite del Frager (m. 2101); qui cerchiamo, sulla sinistra, il sentiero che prende a nord–nord–est, effettuando la traversata che si conclude al bivio sopra menzionato, congiungendosi con il sentiero che abbiamo utilizzato salendo alla bocchetta di quota 2126. Vediamo, ora, di ricapitolare come effettuare la discesa per la medesima via di salita, dal momento che il rischio di perdersi non è remoto. Ridiscendiamo per il versante settentrionale, fino allo stretto corridoio fra roccioni cui giunge la bocchetta di quota 2126. Possiamo, ora, concederci un fuori–programma di una quarantina di minuti, proseguendo sul crinale fino al passo del Pisello. Il sentirono attraversa il corridoio sul lato destro, poi passa a lato di un grande ometto (qui giunge dal versante della Val Tartano il secondo canalone erboso, quello di destra, cui abbiamo fatto menzione sopra: è piuttosto ripido, ma praticabile), raggiunge un avvallamento ed una singolarissima conca che si restringe ad un vero e proprio buco nel mezzo del crinale. Passiamo a sinistra di questa conca e proseguiamo tagliando il versante che si affaccia sulla Val di Tartano, fino ad immergerci nella fascia di ontani e a scendere ai 1979 metri del passo. Purtroppo, come già detto, la discesa dal passo su entrambi i versanti è molto difficile, perché i sentieri che portano all’alpe Madrera, sopra Talamona, ed all’alpe Pisello sono in pessime condizioni.
Monte PiselloTorniamo, quindi, sul crinale e scendiamo per il canalone erboso utilizzato salendo; dopo una diagonale a destra, ci riportiamo alla baita di quota 1970. Proseguiamo, passando a destra di un graziosissimo poggio erboso; subito dopo pieghiamo a sinistra e scendiamo il ripido canalino erboso a destra delle roccette che stanno alla base del poggio, puntando un corridoio fra ontani che vediamo, più in basso, davanti a noi. Attraversato il corridoio, prendiamo a destra e ripassiamo presso il masso davanti alla fonte inaridita ed al gruppo di massi. Procedendo, ritroviamo il bivio al quale giunge il sentiero dal Frager; qui prendiamo a sinistra. La traccia, dopo un breve tratto verso sinistra (sembra tornare verso il passo del Pisello), inverte bruscamente la direzione, e volge a destra, scendendo al dossetto a monte del quale si trovano gli abeti che spiccano per la loro altezza. Poi pieghiamo a sinistra e scendiamo ancora: attenzione però, perché quando il sentiero assume un andamento pianeggiante, dobbiamo lasciarlo sulla destra, seguendo la traccia che continua a scendere in direzione opposta.
Monte PiselloMantenendo la medesima direzione, raggiungiamo il baitone e la baita del Pisello (m. 1860). Passando fra i due ruderi, ci affacciamo alla parte bassa dei prati, prendendo come riferimento i due abeti più avanzati sulla soglia del bosco, leggermente a destra: scendendo più o meno a metà fra questi ed un più piccolo abete che resta alla loro sinistra, più alto, ritroviamo la partenza del sentiero che entra nel bosco dirigendosi per un breve tratto a destra, poi piegando a sinistra. A questo punto è quasi impossibile perdersi. Pieghiamo poi leggermente a destra, scendendo diritti, poi ancora a sinistra, per un lungo tratto (passiamo anche a sinistra di un segnavia rosso–bianco–rosso su un piccolo albero, che probabilmente ci è sfuggito salendo). Pieghiamo ancora leggermente a destra e, con discesa diretta ripassiamo dal baitello di quota 1725. La discesa prosegue con tornanti più ampi e la traccia si fa più marcata. Dopo una radura, passiamo a sinistra di una bella pianetta.
Monte Pisello
La successiva discesa sembra portarci in direzione del centro della valle alla nostra sinistra, di cui vediamo, quando il bosco si apre un po’, gli impressionanti roccioni. Il sentiero, però, scarta verso destra e prosegue quasi parallela alla valle; proseguendo, ci troviamo al punto in cui la mulattiera passa quasi tangente ai prati della Tagliata. La successiva tranquilla discesa ci porta ad intercettare il sentiero che dalla Foppa porta alla Ca’ Bona; prendendo a sinistra, torniamo alla Foppa e di qui ridiscendiamo all’automobile. Vediamo, ora, come salire al monte Pisello partendo dagli alpeggi sopra Talamona. In questo caso dobbiamo oltrepassare il cimitero e raggiungere la strada che conduce ai maggenghi di Ronco, Foppa e La Bianca. La strada oltrepassa il tempietto degli Alpini, per poi proseguire, con tratti molto panoramici, fino ai 1275 metri della Bianca. Se torniamo indietro di qualche tornante, troviamo, sulla sinistra (per chi scende) una pista sterrata, che termina poco sotto l’alpe Madrera, a m. 1370. Questa pista rende, ovviamente, possibile anche una bella arrampicata in mountain–bike, fin oltre la quota di 1300 metri.
Monte PiselloMa torniamo all’escursione: percorriamo la pista a piedi e, un po’ prima del suo termine, lasciamola, seguendo leindicazioni di un cartello, per salire, su un sentiero che si trova alla nostra sinistra, in un bosco, raggiungendo dapprima ad una bellissima baita isolata, poi le prime baite dell’alpe Madrera. Lasciamo alle spalle anche le baiteinferiori dell’alpe: dopo un breve tratto nel bosco, raggiungiamo la sua parte superiore. Siamo a 1499 metri ed il colpo d’occhio sul gruppo del Masino–Disgrazia è ottimo. Il monte Disgrazia, in particolare, si mostra in tutta la sua eleganza, ma anche le cime del gruppo del Masino, dal pizzo Badile al pizzo Torrone occidentale, si mostrano nell’armonia delle loro forme. Risalendo il ripido prato e giungendo in prossimità del suo limite di sinistra ci si potrebbe inoltrare nel bosco, dove, rimanendo sul dosso, si trova una traccia di sentiero che, dopo un tratto in cui diventa assai difficile da trovare, fin quasi a pardersi per un buon tratto. La traccia, fra alte erbe ed ontani nani, porta al passo del Pisello, che si affaccia sulla val Corta ed è presidiato da una croce in legno: è però del tutto sconsigliabile cercarla, perché è molto facile perdersi, ed in tal caso ritrovare la via del ritorno all’alpe può risultare problematico. Ancor più difficile, per chi non conosce bene i luoghi, sarebbe l’eventuale successiva discesa dal passo alle frazioni di Tartano, all’inizio della Val Corta, perché anche qui la traccia di sentiero è stata sommersa dalla vegetazione che prolifera incolta da quando questo alpeggio spra Tartano è stato abbandonato. Torniamo, dunque, indietro ed imbocchiamo il ben più facile sentiero segnalato che lascia l’alpe verso destra, poco sopra le baite. Dopo una breve traversata, il sentiero, raggiunte alcune baite, prende a salire ripido; qualche sosta ci permette di gustare l’ottimo panorama della Val Masino e, di nuovo, il monte Disgrazia. Anche la costiera dei Cech si mostra in tutta la sua ampiezza. Alla fine, raggiungiamo il limite inferiore dell’alpe Pedroria (m. 1929), dalla quale possiamo proseguire, secondo il percorso sopra descritto, per la cima. Dall’inizio della pista sterrata alla cima sono necessarie circa tre ore di cammino, per superare 1000 metri di dislivello. Ovviamente i due itinerari, se disponiamo
Testo e fotografie a cura di Massimo Dei Cas
Pagina aggiornata il 03/07/2023