In valle del Bitto di Albaredo, nei luoghi la cui fama era legata, in passato, ai commerci plurisecolari fra Valtellina e Repubblica di Venezia, ed è ora legata alla produzione del più rinomato e pregiato formaggio valtellinse, il Bitto, proprio qui troviamo un cuore oscuro, due valli strette, incassate, profonde e tenebrose, le valli di Lago e di Pedéna. In alto, questa seconda valle si eleva, luminosa, fino al passo omonimo, che congiunge la valle di Albaredo con la val Budria (ramo occidentale della valle di Tartano). Ma più in basso il suo carattere cambia.
La fosca suggestione dei luoghi ha generato una leggenda, che da tempo immemorabile si racconta in questa valle. Protagonista è un pastorello, o sassello, che, salendo da Albaredo per portare una forma di formaggio alla casera di Pedena, fu testimone, all’imbrunire di fatti terrificanti ed incredibili. Saliva lungo la via Priula, che supera dapprima la sinistra val Viaga, infestata da streghe che si divertivano a terrorizzare, con le loro grida impressionanti, i viandanti. All’altezza dell’oratorio della Madonna delle Grazie, posta sul limite del declivio che cala in una prima profonda valle, la valle Piazza, vide, poi, un’impressionante processione di lumini che saliva dalla profonda forra. Un forestiero, dal volto coperto, gli chiese di aiutarlo a servire Messa. Era la Messa delle anime defunte, celebrata in un clima di incombente mistero. Ma le rivelazioni arcane erano solo all’inizio. Più avanti, oltre il ponte della valle Piazza, il casello si incamminò lungo il sentiero che risale per un tratto il fianco settentrionale della valle di Lago, fino ad un ponticello, che ci porta sull’opposto versante. Qui gli si mostrò l’apparizione più spaventosa: il diavolo stesso, Lucifero, gli si presentò, per indurlo in tentazione e condurre la sua anima alla dannazione eterna. Egli, però, resistette, e fu in grado di guadagnare, risalendo il versante di nord–est della valle Pedena, l’omonima casera. La sua anima era salva, ma il suo corpo era segnato dall’esperienza terrificante: invecchiato, morì e consegnò la sua anima alla gloria del cielo. Da allora questo tragitto fu denominato “Sentiero dei Misteri”, e si dice che, percorrendolo nelle notti di luna piena, si abbiano buone probabilità (o si rischi molto, a seconda dei punti di vista) di essere testimoni di eventi arcani, prodigiosi, terribili.
Scettici? Beh, ciascuno prenda la leggenda come meglio gli aggrada. Quel che è certo è che percorrere il sentiero è sicuramente un’esperienza escursionistica interessante, anche se, prima di farlo di notte, è assolutamente consigliabile memorizzare il percorso di giorno, perché c’è qualche punto un po’ esposto e si attraversano un paio di prati al limite dei quali non è facile ritrovare la traccia, se manca la luce del giorno. Partiamo, allora, dalla piazza S. Antonio di Morbegno e, seguendo le indicazioni per Albaredo–passo di San Marco, raggiungiamo il bellissimo paesino che è cuore della valle omonima (m. 898). Visitata la bella chiesa che è guardata a vista da un leone (simbolo della potenza della Serenissima, dal commercio con la quale la valle traeva ricchi vantaggi), incamminiamoci sulla via Priula (la troviamo poco a destra del ristoro “Il cumpanadech”), superando l’arcana val Viaga e la più aperta valle Fregera. In corrispondenza del ristoro Via dei Monti, attraversiamo la strada asfaltata che conduce al passo e, percorrendo una strada sterrata, raggiungiamo l’oratorio della Madonna delle Grazie (m. 1157).
Fin qui possiamo giungere anche con l’automobile: poco più di quattro chilometri oltre Albaredo troviamo, infatti, la deviazione a destra conduce al parcheggio nei pressi dell’oratorio. Scendiamo, poi, seguendo l’elegante tracciato della via cinquecentesca, fino ad un primo ponte, che attraversa il torrente della valle Piazza, per poi raggiungere un secondo ponte, sopra il torrente della valle di Lago. Appena prima del ponte parte il Sentiero dei Misteri, segnalato da un cartello di colore blu. Il sentiero, in breve, raggiunge un terzo ponte, che, dopo l’apparizione di cui narra la leggenda, venne chiamato ponte del diavolo. Il ponte permette di attraversare il torrente della valle di Lago, per poi risalire lo stretto crinale di un dosso, che guarda, da entranbi i lati, su profonde forre. Dopo una breve uscita dal bosco, presso la cascina Scala (che si può raggiungere staccandosi, sulla sinistra, dal sentiero), il sentiero rientra nell’atmosfera sospesa del bosco. La luce del sole rende meno sinistro il ponte del diavolo. Foto M. Dei Cas Raggiunta una ripida ed ampia radura, la si risale, per rientrare nel bosco alla sua sommità , sul lato destro (un secondo cartello ci aiuta a ritrovare la traccia).
Dopo un’ulteriore traversata, che ci fa progressivamente avvicinare al tracciato della strada asfaltata che corre più in alto, raggiungiamo alcuni secchi tornantini e saliamo ad intercettarla, quasi inaspettatamente. Uno scenario ben diverso si apre, allora, ai nostri occhi: dall’arcano regno delle ombrose (o tenebrose, di notte) fronte, eccoci consegnati alla luminosa presenza della valle Pedena, coronata dall’ampia e tranquilla sella del passo omonimo. Se non vogliamo tornare per la medesima via di salita, possiamo percorrere un elegante anello che ha il suo punto più alto nel passo di san marco. Siamo a quota 1560, e dobbiamo incamminarci lungo la strada che porta al passo. Dopo la casera di Pedena, si incontra quella d’Orta (m. 1724). Sotto la casera si trova l’alpeggio omonimo, uno dei più pregiati della valle. Dopo diversi chilometri, appare finalmente il passo (m. 1992), facilmente individuabile per i tralicci che lo valicano. Oltre il passo si può scorgere, tempo permettendo, uno spaccato dell’alta val Brembana.
Dalla leggenda alla storia: il ritorno può avvenire su un tracciato di notevole rilievo storico, la già citata via Priula, che abbiamo lasciamo appena prima dell’imbocco del ponte sulla valle di Lago. Questa via cinquecentesca assicurava i transiti commerciali da e per il territorio bergamasco, controllato da Venezia. Il suo percorso scende, elegante, lungo il fianco occidentale di un dosso, per poi valicarlo e, piegando leggermente a destra, raggiungere l’alpe di Orta vaga. La discesa prosegue ed il sentiero, attraversato il torrente della valle, entra nel bosco, con un tracciato che taglia il lungo dosso della Motta. Al termine del dosso si raggiunge il dosso Chierico (m. 1219), splendida oasi di pace che improvvisamente precipita, con la più ripida fra le forre del Bitto, nel cuore oscuro della valle. Ma noi, seguendo il tranquillo sentiero (che si fa comoda carrozzabile), scendiamo, in breve, al ponte della valle di Lago, per poi tornare, con ultimo sforzo in salita, all’oratorio della Madonna delle Grazie, dopo circa 5 ore di cammino, con un dislivello di circa 950 metri.Se, invece, ci limitiamo a risalire il Sentiero dei Misteri, per poi tornare per la medesima via, le ore si riducono a 3, ed il dislivello è di circa 520 metri.
Se, infine, vogliamo partecipare ad una sorta di kermesse estiva che celebra la memoria di questi eventi prodigiosi, potremo, con ampia compagnia e nella cornice di una suggestiva manifestazione, salire sul far delle tenebre, per approdare ad un ristoro organizzato alla casera di Pedena.
Testo e fotografie a cura di Massimo Dei Cas
Pagina aggiornata il 29/06/2023